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Psicologo o psichiatra

  • Fattori che influenzano il Disturbo Borderline di Personalità

     

    Una delle domande più frequenti per chi si occupa del disturbo Borderline di Personalità riguarda il ruolo rivestito nell’instaurarsi del disturbo da aspetti organici o genetici, da traumi e abusi, da esperienze familiari frustranti, invalidanti o caotiche.

    L’Istituto Nazionale della Salute Mentale americano ha valutato la presenza nella letteratura scientifica di questi aspetti:

    Storia famigliare: persone che hanno un parente stretto (come un genitore o un fratello) cui sia stato diagnosticato da uno specialista il Disturbo Borderline ha maggiori probabilità di sviluppare il disturbo o alcune sue caratteristiche (come impulsività o aggressività)

    Fattori Organici: diverse ricerche mostrano come pazienti affetti da Disturbo Borderline possano presentare alterazioni cerebrali strutturali (la forma delle parti che costituiscono il cervello) o funzionali (il modo in cui le parti comunicano tra loro), specialmente nelle aree che controllano gli impulsi e la regolazione emotiva. Occorre precisare che tali ricerche non hanno chiarito se queste alterazioni possano costituire fattori di rischio per l’instaurarsi del disturbo o non possano invece essere conseguenze del disturbo.

    Fattori ambientali, culturali e sociali: molte persone affette da Disturbo Borderline di Personalità riferiscono esperienze di vita traumatiche durante l’infanzia (es. abusi, abbandoni, lutti). È altrettanto frequente l’esposizione a relazioni instabili e invalidanti, o ad ostilità e conflitti.

    È quindi necessaria la compresenza di questi fattori per l’instaurarsi di una struttura di personalità gravemente patologica, determinando differenti scelte rispetto al percorso terapeutico: il ricorso a terapie specifiche per il trattamento delle esperienze traumatiche (es. EMDR, Sensory Motor Therapy), la farmacoterapia, la terapia cognitivo-comportamentale (es. DBT, Schema Therapy).

    Occorrono in conclusione alcune importanti precisazioni: 

    Avere un familiare affetto dal Disturbo Borderline, presentare alterazioni organiche, o aver vissuto esperienze traumatiche NON SIGNIFICA che sicuramente svilupperemo il disturbo

    Essere diagnosticati come Borderline NON SIGNIFICA che probabilmente trasmetteremo il disturbo ai nostri figli

    Ricevere questa diagnosi NON SIGNIFICA doversi rassegnare al disturbo.

    Avere una relazione con un paziente borderline NON SIGNIFICA dover tollerare passivamente il manifestarsi del disturbo, né troncare necessariamente la relazione in quanto sicuramente nociva.

    Le cosiddette “esperienze affettive correttive”, come relazioni sentimentali o di amicizia positive e, ovviamente la psicoterapia, hanno mostrato di possedere un potenziale di cambiamento enorme.

    Dalla letteratura scientifica, inoltre, è emerso come la terapia cognitivo-comportamentale possa produrre cambiamenti non solo nella gestione delle memorie traumatiche e dei ricordi legati alle esperienze familiari, ma produce addirittura modificazioni funzionali e strutturali del cervello.

    Tali cambiamenti cerebrali sono stati confermati con recenti tecniche di diagnostica per immagini, o neuroimaging, come la Risonanza Magnetica Nucleare (RMN) e Funzionale (fRMI) e la Tomografia a Emissione di Positroni (PET e SPECT). 

  • Psicologo o Psichiatra?

     

     

    Uno dei dubbi più frequenti delle persone che vivono una condizione di disagio psicologico è legato al tipo di specialista cui rivolgersi: "Mi serve uno psichiatra o uno psicologo?"

    Naturalmente non è possibile dare una risposta valida per chiunque, ma può essere d'aiuto spiegare le differenze tra gli specialisti che si occupano di salute mentale.

    Psicologo: laureato in psicologia (5 anni) e iscritto all'albo degli psicologi, si occupa di promuovere il benessere della persona intervenendo in situazioni in cui il malessere non è ancora conclamato. Tramite colloqui di supporto può aiutare persone sane che stanno attraversando un periodo di difficoltà o di cambiamento (divorzio, cambiamento lavorativo, scelta del percorso di studi). Lo psicologo può condurre un accertamento psicodiagnostico e, nel caso in cui venisse diagnosticato un disturbo psichico, dovrebbe inviare il paziente allo specialista più adatto. Lo psicologo non può somministrare farmaci.

    Psicoterapeuta: laureato in psicologia (5 anni) o in medicina (6 anni) che, dopo la laurea, si è specializzato in psicoterapia (altri 4 anni di studi). Oltre a svolgere tutte le funzioni di supporto e sostegno già descritte per lo psicologo, lo psicoterapeuta può intervenire in quei casi in cui nella persona, oltre ad un disagio transitorio, sia stata rilevato un disturbo. Lo psicoterapeuta può effettuare una diagnosi (disturbo d'ansia, fobia, depressione...) tramite colloquio clinico o somministrazione di test psicodiagnostici, e impostare una cura adeguata. Il tipo di specializzazione in psicoterapia conseguita (cognitivo-comportamentale, sistemico familiare, psicoanalitica...) influenzerà il tipo di terapia condotta. Lo psicoanalista, quindi, è un tipo di psicoterapeuta che si è formato nell'utilizzo di un tipo di terapia con certe specifiche caratteristiche, che nella forma più ortodossa sono: elevato numero di sedute settimanali (da 2 a 4) per un periodo di tempo molto lungo, utilizzo del lettino, frequente ricorso al silenzio. Lo psicoterapeuta cognitivo-comportamentale, invece, si caratterizza per l'intervento più focalizzato sul sintomo, limitato nel tempo (1 seduta settimanale per un periodo di tempo limitato e concordato a priori), con colloqui vis a vis e il ricorso a esercizi (di rilassamento, di auto-osservazione...) in seduta e a casa. Lo psicoterapeuta, se non medico, non può somministrare farmaci.

    Psichiatra: laureato in medicina (6 anni) e specializzato in psichiatria (4 anni), si occupa prevalentemente dei disturbi mentali gravi nell'adulto (schizofrenia, disturbo bipolare, depressione maggiore...) solitamente tramite l'impostazione di una terapia farmacologica (antidepressiva, ansiolitica, neurolettica...). Nonostante la specializzazione in psichiatria attribuisca anche il titolo di psicoterapeuta, solitamente lo psichiatra che non ha seguito una formazione specifica in psicoterapia si occupa prevalentemente della terapia farmacologica.

    Neurologo: laureato in medicina (6 anni) specializzatosi in neurologia (5 anni), si occupa prevalentemente di condizioni caratterizzate da disturbi organici (epilessia, disturbi del sonno, emicrania, demenze, sclerosi multipla, dolore cronico...), in cui cioè sono meno rilevanti le componenti psicologiche ed emotive, rispetto quelle fisiche. Spesso ci si rivolge impropriamente a questo specialista a causa di una difficoltà ad ammettere la propria condizione di malessere psichico, risultando più accettabile un disturbo del corpo, piuttosto che della mente.

    Neuropsichiatra infantile: laureato in medicina (6 anni) e specializzato in neuropsichiatria infantile (5 anni), si occupa dei disturbi psicologici e psichiatrici dell'età evolutiva (bambino e adolescente) anche caratterizzati da una componente organica (ritardo mentale, disturbi del linguaggio e dell'apprendimento, autismo, epilessia...).

    In conclusione...

    - Se stai attraversando un periodo di disorientamento o di lieve difficoltà, ma ti ritieni una persona fondamentalmente sana (cioè se siete in grado di mantenere buone relazioni sentimentali, familiari, di amicizia, lavorative e di svago), rivolgiti allo psicologo;

    - Se il disagio si sta aggravando e sospetti di essere affetto da un disturbo psichico (depressione, ansia, panico, disturbo di personalità borderline...), o se uno specialista ti ha diagnosticato tale disturbo, se credi che il solo farmaco non possa bastare a migliorare la tua condizione, allora ti serve uno psicoterapeuta;

    - Se il tuo disagio è caratterizzato da una spiccata componentee organica o da un elevato livello di gravità, non ti senti disposto ad affrontare un percorso di cambiamento più impegnativo, pensi che un farmaco possa migliorare significativamente la tua condizione, contatta uno psichiatra (per gli adulti) o un neuropsichiatra infantile (per bambini e adolescenti);

    - Se sei affetti da un disturbo del sistema nervoso centrale (sclerosi, epilessia, Parkinson...) rivolgiti a un neurologo.

    Nella maggioranza dei casi, comunque, lo psicoterapeuta e lo psichiatra dovrebbero essere considerate figure complementari e non alternative: la ricerca scientifica ha dimostrato che il trattamento integrato farmacologico e psicoterapeutico, condotto contemporaneamente da due figure distinte, costituisce l'intervento più efficace nella maggior parte dei disturbi psichici.